Madrid, tempo presente. Lucìa, ballerina di un night club in fuga, raggiunge un anonimo palazzone alla periferia di Madrid. Ha rubato un borsone carico di ectasy e si vuole rifare una vita insieme alla sorella Rocìo. Piomba così nei meandri dell'edificio Venus, un casermone di dieci piani dove nulla è come sembra.
In "Rec" gli inquilini di un grande palazzo al centro di Madrid sono alle prese con un virus altamente infettivo, fuoriuscito da un vecchio laboratorio medico ubicato nella soffitta buia e polverosa... In Venus, ancora una volta, gli accadimenti si dipanano all'interno di un edificio vetusto e semi abbandonato, situato nei sobborghi della città madrilena. Il soggetto è tratto dal racconto "I sogni nella casa stregata" di H. P. Lovecraft, mentre la sceneggiatura è scritta a quattro mani da Juame Balaguerò e Fernando Navarro.
Venus - La trama
"Una nuova vita"
Madrid, oggi. Lucìa (Ester Expòsito) fa la ragazza immagine in un night club al centro della città. Un giorno decide di cambiare vita: vuole ricomprare la vecchia casa della nonna e andarci a vivere con la sorella Rocìo che non vede e non sente da parecchio tempo. Per mettere in atto il suo piano ha bisogno di una grossa somma di denaro e decide così di impadronirsi di un borsone pieno di droga. Mentre tenta la fuga dal night club, è colta di sorpresa dal buttafuori Moro (Fernando Valdivielso) con il quale ingaggia una sanguinosa colluttazione. Lucìa riesce a scappare: tumefatta e ricoperta di sangue raggiunge con la sua auto il palazzo "Venus", dove abita sua sorella Rocìo.
"Tre megere e una bambina"
Lucìa, sconvolta e disorientata, fa la conoscenza delle altre inquiline del palazzo: si tratta di tre donne enigmatiche che abitano nello stesso appartamento insieme alla piccola Olivia (Sofìa Reyes), una bambina goffa ed inquietante che invita spesso Alba a casa sua per giocare insieme. Alla festa di compleanno di Olivia, Lucìa rivela all'anziana padrona di casa (una donna con lunghi capelli bianchi raccolti in una crocchia sulla testa) le sue preoccupazioni per la scomparsa improvvisa della sorella Rocìo. La donna tranquillizza Lucìa, dicendole che sua sorella sarebbe ritornata presto a casa.
"I doni della "servetta"".
Al centro di Madrid, nel frattempo, un gruppo di malviventi, capeggiati dal perfido Calvo (Pedro Bachura), è alla ricerca di Lucìa per riappropriarsi del borsone pieno di droga. Si recano da una vecchia veggente che, con l'aiuto di un indumento della ragazza, riesce ad individuare il luogo esatto dove è nascosta Lucìa: l'edificio "Venus", il palazzo maledetto di Villaverde. La spedizione criminale parte alla volta del parco Villaverde, con la convinzione ormai di avere Lucìa in pugno. Alba rivela a Lucìa un segreto: la mattina seguente ad un brutto incubo notturno, la "servetta" porta in dono alla piccola un oggetto misterioso. La bambina mostra alla zia una scatola che contiene tutti i regali ricevuti dopo un brutto sogno: uno scarafaggio conservato in un barattolo di formalina, una boccetta di lacrime di bambini perduti e un sacchetto di denti estirpati.
"Le ossa sepolte"
Lucìa, tormentata da incubi vividi e sanguinolenti che la perseguitano durante le ore notturne, comincia a scavare tra gli stipiti polverosi dell'appartamento al nono piano. Viene così a galla, grazie ad alcuni articoli di giornale conservati dalla sorella Rocìo, il passato torbido e violento dell'edificio "Venus": nei meandri del palazzone sono stati ritrovati i resti di alcuni bambini, vittime di rituali di magia nera e cannibalismo. Lucìa è ormai terrorizzata: perseguitata dalle malefiche presenze del palazzo maledetto di Villaverde, insidiata dagli scagnozzi del temibile boss locale, la giovane donna si insinua nei recessi più oscuri ed angusti dell'edificio, alla ricerca della sorella perduta...
"Venus" - Un racconto dell'orrore
"Venus" è l'adattamento in chiave contemporanea de "I sogni nella casa stregata" di H. P. Lovecraft, racconto orrorifico scritto all'inizio del 1932 dal prolifico scrittore americano: non più Walter Gilman, ricercatore presso la Facoltà di Matematica alla Miskatonic University, ma Rocìo, ballerina dal passato traumatico che lavora in un night club malfamato situato nel centro della città. Non più Arkham, la famigerata città delle streghe del Massachusetts, ma la bellissima e fragile Madrid che, ancora una volta (come in "La Abuela" di Paco Plaza), si veste di magico e di demoniaco. La città madrilena diventa il centro nevralgico di rituali arcani e arcane incantatrici, consoli e sacerdotesse che si prostrano ai piedi di una oscura entità demoniaca (Azathoth nel racconto originale e nella pellicola di Balaguerò).
"Venus" - Villaverde vs la casa stregata di Arkham
L'edificio maledetto di Villaverde è un palazzone di dieci piani, in cemento armato e ferro battuto, alto e svettante, con i suoi appartamenti claustrofobici e un attico inaccessibile. La casa stregata di Arkham, invece, è un palazzo seicentesco di nove piani con un tetto a grappolo e un sottotetto a cui è impossibile accedere, sbarrato da pesanti travi di legno. Rocìo e Alba abitano al nono piano e sentono strani rumori provenire dal piano superiore, l'attico a cui non è possibile accedere. Proprio all'interno dell'attico avranno luogo le ricerche di Rocìo e gli arcani rituali delle sacerdotesse del culto di Azathoth. Nel racconto originale, Gilman scopre una misteriosa apertura all'interno del suo appartamento, ubicato al nono piano. Questa apertura pare essere in qualche modo collegata al misterioso sottotetto del palazzo, dove un tempo furono occultate ossa di bambini rapiti e sacrificati sull'altare di Azathoth.
"Venus" - Le arcane incantatrici
Nel racconto originale, il protagonista Walter Gilman lotta con tutte le sue forze contro una perfida strega, Keziah Mason. Quest'ultima ha un immondo aiutante, il piccolo e perfido Brown Jenkins, un topolino peloso dalle zanne aguzze, il viso antropomorfo e le zampette con mani umane. Uno scherzo della natura insomma. Nella pellicola di Balaguerò, invece, la protagonista Rocìo deve fare i conti con tre megere: Marga (Magui Mira), Romina (Aten Soria) e Rosita (Maria José Sareste). Si tratta delle tre sacerdotesse devote al culto di Azathoth. Marga, la più inquietante delle tre, potrebbe essere paragonata alla strega Keziah Mason. La servetta, invece, un donnone sovrappeso e deforme che si aggira per i corridoi in penombra del Venus, potrebbe in qualche modo essere ricondotta al demonietto Brown Jenkins, a causa del suo ruolo di aiutante della strega Mason.
"Venus" - L'omaggio a Roman Polanski e Dario Argento
In "Venus" Balaguerò omaggia alcune pellicole de paura che hanno fatto la storia della cinematografia horror mondiale: "Rosemary's Baby - Nastro Rosso a New York" (1968), diretto da Roman Polanski, "Profondo rosso" (1975) e "Suspiria" (1977) diretti da Dario Argento. Molteplici aspetti legano "Venus" al capolavoro di Polanski. Le tre megere allucinate di "Venus" ricordano molto da vicino, nei modi e nell'aspetto, Roman e Minnie Castevet, i sinistri vicini di casa, adoratori del demonio, di Rosemary e Guy Woodhouse. La sfilata all'interno del corridoio dell'attico di Lucìa è paragonabile, senza ombra di dubbio, all'ingresso di Rosemary all'interno dell'appartamento mefitico di Roman e Minnie. Lucìa si ritrova circondata da quadri raffiguranti demoni e stregoni, esattamente come Rosemary che, una volta penetrata nel pied a terre dei satanisti, osserva con terrore alcune tele, dove fanno bella mostra esseri immondi e lascive sacerdotesse. Anche il protagonista di "Profondo Rosso", Marc Daly (un meraviglioso e terrorizzato David Hemmings), attraversa un corridoio in penombra (all'inizio del film) le cui pareti sono ricoperte di quadri con raffigurazioni piuttosto sinistre.
Inoltre, la presenza in "Venus" della veggente, assoldata dalla banda di balordi, riecheggia vagamente quella della medium Helga Ulmann (Macha Méril) sempre in "Profondo rosso". Infine, la cerimonia di invocazione dell'entità demoniaca Azathoth, con sacerdotesse e consoli seduti intorno ad un tavolo in "Venus", ricorda moltissimo il rito delle streghe/maestre di danza classica in "Suspiria" di Dario Argento: mi riferisco alla scena clou della pellicola argentiana, in cui la piccola Susy Benner (una dolcissima e indomita Jessica Harper) osserva, occultata da un pesante tendaggio scuro, terrorizzata e senza fiato, la cerimonia satanica di evocazione di Helena Markos (con le sacerdotesse mefistofeliche Miss Blanche/Joan Bennet e Miss Tanner/Alida Valli) all'interno dei recessi più oscuri della Tanz Akademie di Friburgo.
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