Un serial killer che miete vittime, una misteriosa ragazzina dal ciuffo viola con propositi suicidi, una donna dilaniata da un dolore profondo che si mette sulle tracce dell'assassino: il maestro del giallo made in Italy ritorna sul grande schermo con una nuova pellicola che scava nelle profondità insondabili dell'animo umano.
Una madre e un figlio a bordo piscina nel Grand Hotel del Lago di Como. Non è quello che pensiamo, però. Il Grand Hotel è una struttura semi fatiscente abbandonata da chissà quanto tempo. La piscina è una vasca acquitrinosa piena di rifiuti. La madre è una donna appariscente con i capelli biondi e lo smalto rosso che fuma una sigaretta mentre il figlioletto è costretto a tuffarsi in piscina. Il bambino, ad un tratto, è risucchiato da qualcosa sul fondo della vasca (o forse i braccioli che indossa hanno smesso di funzionare) e inizia a dimenarsi e ad urlare. La madre, anziché aiutarlo, raccoglie le sue cose e se ne va. Comincia così il nuovo thriller scritto e diretto da Donato Carrisi, forte dei successi di pellicole come La ragazza nella nebbia (2017) e L'uomo del labirinto (2019), entrambe tratte dai suoi romanzi.
"L'uomo dei rifiuti"
Anni dopo, un uomo che fa il netturbino salva una ragazzina con un ciuffo viola dall'annegamento. Le serra la bocca, durante un attacco epilettico, con un fazzoletto al cui interno è custodita un'unghia spezzata smaltata di rosso. Come mai il netturbino conserva in un tovagliolo pezzi di unghie umane? Semplice: l'uomo dei rifiuti è un serial killer, ha appena ammazzato una donna sopra i sessanta abbordata in un night club e condotta sulle sponde del Lago di Como a bordo del suo furgoncino. Dalle acque del lago riemerge un arto della donna fatta a pezzi, un arto che termina con una mano che ha le unghie smaltate di rosso.
"La cacciatrice di mosche"
C'è una donna, senza nome, che chiamiamo "Madre" o "Cacciatrice" che si mette sulle tracce dell'assassino. Perché? Anni prima ha subito la perdita di una persona cara e da allora ha dedicato la sua esistenza ad aiutare le donne che subiscono violenza. Grazie al suo sesto senso riesce a mettere insieme tutti i tasselli che progressivamente e inesorabilmente la condurranno dal nemico che sta combattendo.
"La ragazzina con il ciuffo viola"
È l'anello di congiunzione tra la cacciatrice e il maniaco. Grazie al pezzo di unghia recuperato nella sua bocca, la donna riesce a stabilire un collegamento con il serial killer che sta mietendo vittime sul Lago di Como. Ciuffo viola è forse l'unica amica dell'uomo dei rifiuti, colei che viene salvata dal mostro e protetta fino alla fine del film. Rappresenta probabilmente una proiezione infantile del killer, la sua parte più tenera e indifesa.
"Mickey"
È l'uomo che è nascosto dietro la porta verde. Un essere in carne ed ossa che tormenta l'uomo dei rifiuti? Un fantasma che ossessiona il mostra e lo spinge a commettere azioni indicibili? Quando il maniaco commette una cattiva azione, alla fine, attribuisce sempre la colpa a Mickey. Chi è Mickey veramente? Probabilmente Mickey è uno dei tanti compagni violenti della madre dell'uomo dei rifiuti, una presenza ingombrante di cui il killer non riesce a liberarsi e che lo obbliga a punirsi e a punire le donne. Solo alla fine del film riusciremo a capire (forse) chi è Mickey per davvero.
"La donna con i capelli biondi"
È la madre dell'uomo dei rifiuti. Una donna egoista e insensibile che viene mostrata allo spettatore nella prima sequenza del film. Il suo bambino annaspa nella piscina, lei alza i tacchi e se ne va. Insomma, appare sin dall'inizio come una madre snaturata, che si circonda di uomini violenti e non si prende cura di suo figlio. L'orrore che accompagnerà il protagonista per tutta la durata della sua esistenza ha origine proprio da questa figura e proprio questa figura egli cercherà di annientare per tutta la pellicola (le donne bionde abbordate nei night club e ammazzate sulle sponde del Lago di Como).
"L'assistente sociale"
Altra figura enigmatica del film. È la donna, con una lunga treccia di capelli neri, che si prende cura del bambino che annaspava nella piscina all'inizio della storia. È colei che cerca di aiutare il protagonista, il futuro uomo dei rifiuti, affidandolo ad una nuova famiglia e andando spesso a trovarlo. Riceverà in cambio uno spillone infilzato nel suo grembo. Solo alla fine l'enigma sarà risolto e capiremo di chi si trattava veramente.
"L'Abisso"
Insondabile è l'animo umano. Insondabile è la psiche dell'uomo dei rifiuti. Dopo anni di inenarrabili violenze, l'uomo dei rifiuti è diventato un serial killer che caccia e uccide donne in età avanzata che gli ricordano la madre. L'uomo dei rifiuti soffre di sdoppiamento della personalità. È come Norman Bates di Psycho (1960), capolavoro di Alfred Hitchcock, che dialoga con il cadavere mummificato della madre defunta. Dietro la porta verde si nasconde Mickey, alter ego dell'uomo dei rifiuti, che gli intima di essere cattivo, di uccidere. Lui ubbidisce e, quando lo fa, sì trasforma in Mickey, assume le sue sembianze (esattamente come Norman indossa gli abiti della madre per uccidere).
"L'ombra nera"
Vorrebbe proteggere la ragazzina con il ciuffo viola la cui innocenza gli rammenta il sé stesso del passato (la metà buona decide di salvarla dalle acque del lago, ma quella cattiva non smette di darle la caccia per annientarla). È succube di Mickey, ombra nera che si palesa nei momenti di difficoltà e di cui riconosciamo soltanto il profilo sulla parete e la voce bassa e atona, è ossessionato dalla pulizia (la sua casa è ultra ordinata, come per il più classico dei serial killer) e dai rifiuti che raccoglie (e che seleziona accuratamente in casa propria), ammettendo che la spazzatura non mente mai, a differenza dell'essere umano.
"Un universo tormentato"
Carrisi ritorna in parte alle atmosfere del primo film da lui diretto (La ragazza nella nebbia): un paesino adagiato sulle sponde del Lago di Como stravolto da una serie di delitti, un serial killer che si nasconde nell'ombra e miete vittime, un detective (stavolta improvvisato e impersonato da una donna) che si mette alle calcagna del mostro per stanarlo una volta per tutte. Troviamo, inoltre, delle storie secondarie ad arricchire la narrazione primaria: la storia della cacciatrice di mosche che permette al regista di parlare della violenza sulle donne, la storia della ragazzina con il ciuffo viola che si ricollega alla prostituzione giovanile e al cyberbullismo. Sotto tracce di un universo perverso e tormentato in cui si muovono i personaggi come marionette comandate da un burattinaio.
"I luoghi del male"
Ogni personaggio è suo malgrado vittima di accadimenti che segnano per sempre il suo destino, come nel più classico dei gialli. Queste marionette occupano spazi che potremmo definire "luoghi del male" poiché diventano riflesso del male che si portano dentro: l'appartamento ultra ordinato del maniaco, la casa fatiscente della Cacciatrice, un tempo ridente dimora familiare, la villa a picco sul lago della ragazzina con il ciuffo viola, un castello dorato dove è ignorata da coloro che dovrebbero amarla più di ogni altra cosa. E ancora la villetta ben arredata e piena di gatti di Nadia Colombo, la prima vittima del mostro ed anche unico personaggio a cui sia stato dato un nome e un cognome (c'è un altro personaggio a cui è dato un nome, ma lascio allo spettatore il piacere di scoprire di chi si tratta), il night club "Blu Ocean" dove l'uomo dei rifiuti adesca le sue vittime e che sembra uscito dritto dritto da un romanzo hard boiled degli anni Quaranta.
"Acque torbide"
Anche le riprese in esterni contribuiscono alla creazione di una topografia della malvagità: le acque torbide del Lago di Como, che sembrano risucchiare ogni cosa, le strade del paesino adagiato sul lago lungo le quali si muovono i personaggi come gazze impazzite per cercare di soddisfare i propri bisogni interiori (l'uomo dei rifiuti cerca di placare la voce interiore che lo tormenta andando alla ricerca di donne da eliminare, la cacciatrice cerca l'uomo dei rifiuti per evitare che compia questo male, per placare in fondo il male stesso). Il male, d'altronde, come affermato da un personaggio verso la conclusione della storia, è un cerchio che prima o poi si chiude.
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