giovedì 4 dicembre 2014

IL ROSSO SEGNO DELLA FOLLIA: LA PSICOSI SECONDO MARIO BAVA


Da oggi è in rete il mio piccolo blog dell'orrore che rende omaggio al film omonimo del 1969, con Stephen Forsyth e Laura Betti, diretto dal compianto Maestro del cinema italiano Mario Bava. Il film uscì all'estero con il titolo Hatchet for the Honeymoon (Un'accetta per la luna di miele) perché il protagonista John Harrington/Stephen Forsyth (che ricorda molto, nell'aspetto e nei modi, lo schizofrenico Norman Bates di Psycho, 1960 di Alfred Hitchcock) fa a pezzi con una mannaia le indossatrici della sua casa di moda durante la prima notte di nozze. 


Mildred Harrington/Laura Betti è un inquietante fantasma, con un lungo mantello nero e il cappuccio tempestato di gemme, che si aggira nei meandri della villa/atelier fluttuando e gridando vendetta nei confronti del suo carnefice.
Un treno in corsa, un uomo di bell'aspetto vestito di nero entra di soppiatto in una cuccetta: dopo aver assassinato brutalmente una giovane donna in luna di miele, ripulisce il sangue che imbratta la mannaia con il velo d'organza della sposa. Più tardi è davanti lo specchio nel bagno della sua villa e si sta facendo la barba: "Il mio nome è John Harrington, ho trent'anni e sono paranoico". Titolare dell'Harrington&Company, un prestigioso atelier di abiti nuziali, fondato nel 1927 dalla madre, John sposa la vedova Mildred, una miliardaria appassionata di occultismo che accetta di finanziare la sua casa di moda.



John si è macchiato dell'omicidio di cinque giovani donne, tre delle quali (Carol, Mary e Margareth) sono state bruciate nell'inceneritore ultra-moderno che custodisce nella serra. Né sua moglie Mildred, né gli impiegati e i clienti dell'atelier sono a conoscenza dei delitti commessi e della patologia che lo affligge. Il problema è che deve continuare ad usare l'ascia e quando sente dei passi nella sua testa sa che deve continuare ad uccidere. Mentre Mildred partecipa a strampalate sedute spiritiche, nel corso delle quali tenta di evocare lo spirito del defunto consorte, John si dedica alla cura maniacale dei fiori della serra.



Un giorno si presenta in atelier Helen Wood (Dagmar Lassander), una giovane e bella indossatrice, immediatamente assunta dal titolare per sostituire Rosy Miller, una modella in procinto di convolare a nozze scomparsa inspiegabilmente. Ben presto John riceve la visita dell'ispettore Russel (Jesùs Puente) che desidera interrogarlo in merito alla sparizione della Miller. Il poliziotto sta indagando sull'omicidio di tre giovani donne durante la prima notte di nozze e sulla scomparsa misteriosa di altre quattro donne, tutte collegate alla casa di moda di Harrington. L'incontro tra imprenditore e poliziotto ha luogo nella serra: "La mente di un folle è come una serra: atmosfera oppressiva, strana fioritura e pensieri criminali che aleggiano nella testa" - esordisce l'ispettore mentre osserva John curare i suoi adorati fiori.   



Mentre John, per evidenti ragioni, finisce progressivamente nella lente d'ingrandimento della polizia, esplode nella sua testa l'ennesimo raptus di follia: questa volta è Alice Norton (Femi Benussi), un'indossatrice dell'atelier che sta per sposarsi, ad essere oggetto delle sue attenzioni deviate. John la trattiene in atelier dopo l'orario di lavoro, le fa indossare un elegante abito nuziale e la colpisce a morte con la mannaia. Parte un flashback nella testa dell'assassino: un bambino si sveglia nel cuore della notte, in preda agli incubi, percorre tutta la casa fino alla camera da letto della madre. Guarda dal buco della serratura e vede i cadaveri insanguinati della mamma e del patrigno. Forse è in questa immagine, terribile e inaccettabile, l'origine dei mali di John ed è dalla sua elaborazione che l'uomo dovrà partire per cercare di superarli...



Commento
Il rosso segno della follia è un viaggio ipnotico nella mente di un pazzo: "Una donna dovrebbe vivere solo fino alla notte di nozze. Amare una volta e poi morire". Queste le parole deliranti pronunciate da John mentre si rifugia nella camera segreta della villa, dove è custodita la mannaia e dove si trovano decine e decine di manichini in abito da sposa. E' qui dentro che l'uomo dà libero sfogo alla sua pazzia: "Hai sentito quei passi? Qualcuno sta camminando in punta di piedi nel mio cervello. Chi è? Perché sento quei passi?". E' il rumore dei ricordi che intasano la sua testa, ricordi traumatici che affiorano in modo contorto e non gli permettono di vivere in pace. 



Di contro alla schizofrenia di John, si pone la razionalità della legge, dell'ispettore Russel che vuole trovare a tutti i costi una spiegazione logica dietro le azioni criminose dei cosiddetti malati di mente. Per la verità il povero ispettore mancherà di acume quando, piombato in casa di John senza preavviso, non sarà in grado di vedere la mano insanguinata di Mildred che pende dalla tromba delle scale, mentre si accorge del sudore che gocciola sulla fronte del padrone di casa. Tuttavia, il poliziotto riuscirà in parte a riscattarsi alla fine del film, quando organizza una messinscena per smascherare il colpevole. 



E che dire di Mildred, personaggio inquietante che vive di due anime: prima è una moglie infelice che non vuole concedere il divorzio al marito perché ha speso fino all'ultimo centesimo per finanziargli l'attività; poi è un fantasma fluttuante che cerca solo vendetta. Quando appare in versione fantasma, con mantello e cappuccio, Mildred non è vista subito da John bensì da altri personaggi: dalla cameriera della villa, da un'impiegata dell'atelier, da Helen Wood, da un ospite presente alla sfilata di moda e alla fine da John prima di essere riesumata, incenerita e collocata in una valigetta di pelle marrone. E' avvistata ancora da un cameriere e da una cliente del night club in cui si reca John per abbordare. Infine è vista da John nella camera segreta prima che quest'ultimo ne disperda definitivamente le ceneri in un laghetto.


A livello tecnico degni di nota sono: lo zoom sul volto allucinato dei personaggi, su parti del corpo e sugli oggetti, metodo desunto da Sergio Leone e dalla migliore scuola del western italiano; inquadrature disturbanti dall'alto e dal basso, funzionali a disorientare lo spettatore; il carrello laterale, in maniera particolare quando la macchina da presa scorre dietro gli specchi dei camerini delle indossatrici, un tipo di ripresa che riporta alla memoria quella celebre di Sei donne per l'assassino (1964); l'effetto flou dell'immagine che sottolinea la perdita di coscienza del protagonista in numerose sequenze; la fotografia dai toni accesi, come il rosso scarlatto e il blu oltremare, in ossequio allo sperimentalismo cromatico adottato dal Maestro fin dai tempi de I tre volti della paura (1963). 



Molteplici le similitudini con il Norman Bates del capolavoro di Alfred Hitchcock Psycho: John uccide Mildred indossando un velo da sposa, così come Norman uccide Marion indossando abiti e parrucca della madre. John, al pari di Norman, si porta dietro un trauma infantile che condiziona la sua vita da adulto: da bambino scoprì i cadaveri della madre e del patrigno nella loro camera da letto (in realtà si tratta di un ricordo contorto che John riuscirà ad elaborare solo alla fine del suo percorso). John è impotente al pari di Norman ed è questa la ragione profonda delle sue azioni criminose: uccide perché non è in grado di possedere le donne di cui si innamora, ognuna delle quali risveglia in lui il ricordo doloroso della madre. John ama i suoi manichini vestiti da sposa che conserva gelosamente in una camera segreta della villa, così come Norman ha una vera passione per quegli uccellacci impagliati che fanno bella mostra nel salottino attiguo al suo ufficio.



John occulta le sue vittime nel terreno, per poi incenerire i cadaveri (Rosy Miller è probabilmente sepolta in una fioriera della serra, Alice Norton è bruciata direttamente nell'inceneritore, Mildred è seppellita nella fioriera e poi cremata) così come Norman occulta i cadaveri delle sue vittime nelle acque torbide del lago che circonda il motel.     
"Sono alla fine di una lunga strada, la mia mente è stanca di soffrire ma devo fare un ultimo passo, ancora uno..." - così John Harrington prima di sferrare l'ultimo colpo di mannaia. Ma non svelerò ai danni di quale personaggio. "Le piacciono i film horror?" domanda l'ispettore Russel a Mr. Harrington sorpreso a guardare l'episodio I Wurdalak (con Boris Karloff) del film I tre volti della paura . "Per la verità non li trovo particolarmente interessanti. Continuo a pensare che la realtà sia di gran lunga più terribile". Come dargli torto!       












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