lunedì 29 febbraio 2016

ROVINE: PAURA E TENSIONE NELLA FORESTA DELLO YUCATAN



La piramide sepolta dalla vegetazione
Messico. Quattro ragazzi, Amy (Jena Malone), Jeff (Jonathan Tucker), Stacy (Laura Ramsey) ed Eric (Shawn Ashmore), s'incamminano per i sentieri sperduti della foresta tropicale dello Yucatan, tra Indios inferociti, muraglie semisepolte dalla vegetazione e misteriosi suoni trasportati dal vento.


Una vecchia cartina, nelle mani del turista tedesco Mathias (Joe Anderson), stuzzica la fantasia del gruppetto di amici, esortandoli ad intraprendere una gita molto particolare: la visita ad un sito archeologico che non compare sulle guide turistiche, nei pressi del quale si erge un'antica piramide Maya. I gitanti, zaino in spalla, giungono ai piedi di un grandioso mausoleo di pietra, divorato dalle spire sinuose di una rara specie di pianta rampicante dai vermigli boccioli. Un luogo incantato, quasi magico, dove sembra regnare una quiete profonda e imperturbabile.


Il baratro come via d'uscita           
Alcuni indigeni a cavallo, sbucati dall'oscurità della boscaglia, circondano i gitanti e vogliono costringerli a salire in cima alla piramide, mentre farfugliano parole senza senso. Dimitri (Dimitri Baveas), un giovanotto greco che si era offerto di fare da guida al gruppo di vacanzieri, perde la vita a causa di una freccia acuminata che gli spappola il petto. Ai cinque ragazzi non rimane che una sola via d'uscita: inerpicarsi sui basamenti di pietra, scalare la muraglia per raggiungerne il picco e cercare una via di salvezza. E lì, sulla cima, tra sterpaglie, ciottoli e cespugli fioriti, un baratro si apre sotto i loro piedi. Sembra la porta dell'Inferno e i gitanti non osano nemmeno affacciarsi per saggiarne la profondità. Quando tutto sembra perduto, lo squillo stridulo di un cellulare proviene dal fondo della muraglia e riaccende la speranza degli avventurieri.


Boccioli rosso sangue
Convinto che nel fondo della piramide si trovi il fratello scomparso, Mathias decide di calarsi per primo: corda legata al petto e occhi spauriti, il giovane scende inconsapevole nell'abisso della muraglia. La corda è lacera e si frantuma, Mathias si sfracella al suolo. Ha la schiena spezzata e non può muovere le gambe. Dal baratro maledetto, si leva il suo grido d'aiuto. A scendere stavolta, per aiutare il povero Mathias, è Stacy: la corda non è abbastanza lunga e la ragazza è costretta a fare un salto nel vuoto di alcuni metri. Si ritrova bocconi accanto a Mathias, con il ginocchio squarciato da una frammento di pietra. Nell'agitazione generale, Stacy avverte qualcosa di sinistro all'interno del baratro: ombre viscide strisciano intorno ai due giovani come serpenti velenosi. Amy si cala nella caverna con una lettiga improvvisata: dopo aver issato su di essa Mathias, Amy e Stacy s'inoltrano in un tunnel di rovi e boccioli vermigli: in un anfratto c'è il cadavere di un uomo e dai fiori proviene un misterioso trillo...


Orrore alla luce del sole
Ruins, diretto nel 2008 da Carter Smith - Me and Max, 1998; Bugcrush, 2006; Yearbook, 2011; Jamie Marks is Dead, 2014 - è l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo scritto nel 2006 da Scott Smith, l'autore di Un piano semplice (1993), portato sul grande schermo da Sam Raimi con il titolo Soldi sporchi (1998). Molto tempo prima del suo esordio letterario, Scott Smith aveva scritto una storia su un gruppo di archeologi che viene colpito da un'infezione, ma poi quel progetto fu archiviato e chiuso in un cassetto. Almeno fino alla visione di Signs (2002) di M. Night Shyamalan, quando Smith decise di scrivere una storia horror, solo che al posto del virus i protagonisti venivano colpiti da un'entità molto più terrificante. Se il romanzo, all'epoca della sua uscita, fu definito un incrocio tra Thomas Harris ed Edgar Allan Poe, la versione cinematografica è decisamente una commistione fra The Descent - Discesa nelle tenebre (2005) di Neil Marshall e Turistas (2006) di John Stockwell. Stavolta, però, la vicenda non si svolge all'interno di un anfratto oscuro, ma sulle pendici della grotta in piena luce del sole. Ruins rende omaggio ad altre due pellicole cult: La piccola bottega degli orrori (1986) di Frank Oz (come non pensare alla pianta carnivora più famosa del cinema, Audrey II, e ai suoi boccioli affamati di carne umana?) e Misery non deve morire (1990) di Rob Reiner (la scena cruda e sanguinolenta dell'amputazione degli arti di Mathias riecheggia quella in cui Annie Wilkes frattura con un mazzuolo le caviglie di Paul Sheldon).        








   
 

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