mercoledì 11 novembre 2015

IL NASCONDIGLIO (THE HIDEOUT): IL RITORNO DI PUPI AVATI CON UN GOTICO-RURALE DI SANGUE E FOLLIA


Snakes Hall, letteralmente "Atrio dei Serpenti", è un'imponente dimora vittoriana, ubicata su un colle nei pressi di Davenport, ridente cittadina dello Iowa nel Midwest americano. E' una sera d'inverno, precisamente il 22 dicembre del 1957, e sta nevicando forte.


Nel palazzo, adibito a convitto e gestito da una madre superiora (Angela Goodwin) e due novizie, risiedono anche due donne anziane, la signora Wittenmeyer (Sydne Rome) e la signora Shields (Marina Ninchi). Le novizie, due giovani donne di origine straniera, Liuba (Marin Jo Finerty) e Egle (Chiara Tortorella), si occupano della cucina e della lavanderia. Quella notte Liuba rientra completamente ubriaca. Ancora una volta, disobbedendo agli ordini della madre superiora, ha trascorso la serata in compagnia dell'amante, un giovanotto figlio di una delle anziane del gerotrofio. La signora Shields, contraria alla relazione tra Liuba e suo figlio, vorrebbe che la ragazza si sottoponesse ad una visita medica per provare la sua integrità. La novizia, per sottrarsi al terribile esame corporale, escogita un piano diabolico con la complicità dell'amica Egle.



Cinquant'anni più tardi, una donna (Laura Morante) affitta il salone e la cucina del piano terra di Snakes Hall per ricavarne un ristorante. Di origini italiane, trapiantata nel Midwest americano, la donna ha trascorso gli ultimi quindici anni in un istituto psichiatrico a causa di un forte esaurimento nervoso, ma è ora decisa a riprendere in mano la sua vita. Dal momento in cui la donna mette piede a Snakes Hall, cominciano a verificarsi misteriosi accadimenti: i lampadari si fulminano all'improvviso, rumori insoliti provengono dalle pareti della cucina, del salone e della camera da letto, gli oggetti sulle credenze prendono ad oscillare senza sosta. La ristoratrice scopre, sotto la carta da parati ingiallita, delle pesanti grate di ferro posizionate all'imbocco di strettissimi condotti di aerazione che, come serpenti dalle lunghe spire, si dipanano in tutta la casa.


Da quei lugubri condotti, quasi sempre nel cuore della notte, la donna sente provenire una vocina querula che pronuncia spesso il nome di una certa Egle, forse una vecchia conoscenza della ristoratrice. Terrorizzata dagli strani fenomeni, convinta di essere piombata nuovamente in uno stato di disagio psicologico, la donna si rivolge inizialmente al parroco del luogo, Padre Emil (Treat Williams), poi comincia ad indagare per proprio conto. Ben presto si troverà a dover lottare contro la riluttanza degli abitanti di Davenport, a cominciare dall'imprenditore paralitico Las Shields (Peter Soderberg) e dalla bibliofila "mutilata" Paula Hardyn (Rita Tushingham), che sembrano nascondere parecchi segreti...

Con Il nascondiglio, diretto nel 2007, Pupi Avati (Balsamus, l'uomo di Satana, 1970; Thomas e gli indemoniati, 1970; La casa dalle finestre che ridono, 1976; Tutti defunti... tranne i morti, 1977; Zeder, 1983; L'amico d'infanzia, 1994; L'arcano incantatore, 1996), ritorna al suo antico amore, l'horror gotico dalle tinte fosche. Il maestro emiliano ambienta la storia, ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto, negli Stati Uniti, nelle campagne del Midwest, dove sembra regnare una desolazione profonda. 


Snakes Hall diventa emblema di questa desolazione, ancor di più dello smarrimento psichico dell'essere umano che si perde negli ingranaggi del suo cervello malato e letteralmente nei condotti di aerazione e si tramuta in "rettile" per sparire agli occhi del mondo. Liuba Bransk ha perso ogni tratto della sua umanità e della sua sanità mentale, è una vecchina spelacchiata e sporca che si aggira, vestita di stracci e trascinando un pesante sacco di iuta, per i cunicoli di Snakes Hall.


Fa sentire la sua vocina, o quello che ne è rimasto, attraverso le grate di ferro, unico vero punto di contatto con il mondo reale. All'altro capo del filo, si perché le condutture diventano quasi fili elettrici e le grate degli apparecchi per comunicare, c'è una creatura che ha smarrito per un periodo il senso della realtà e sta faticosamente cercando di non farsi trascinare dalla corrente della follia. E' Lei, donna senza nome perché senza identità, semplice spurgo di una casa di cura per malati di mente.


Lei è pazza, ha dubitato della lealtà di suo marito e l'ha trascinato nel baratro del suicidio. Fuori dalla casa di cura, il mondo è buio e pericoloso, ma c'è un lumino che brilla nell'oscurità, quello sulla veranda di Snakes Hall, luogo di morte, di sangue e di perversione, ma anche luogo attraverso il quale Lei espierà i suoi peccati e rinascerà dalle ceneri. Nel cast anche il bravo e simpatico Burt Young (il mitico Paulie Pennino della saga di Rocky), nel ruolo di Mueller, un agente immobiliare dalla cotta facile, che trascina Lei tra gli orrori dello Snakes Hall. Ricordiamo anche il compositore delle musiche Riz Ortolani, mitico collaboratore di Mario Bava, che rispolvera per l'occasione le chicche dell'horror gotico anni Sessanta. 


Tutti gli esterni sono stati girati negli States, il "palazzo dei serpenti" altro non è che la casa del cornettista Bix Beiderbecke, acquistata e ristrutturata dai fratelli Avati per girare il biopic a lui dedicato (Bix - Un'ipotesi leggendaria, 1991). Gli spettrali interni della dimora, invece, sono stati interamente ricostruiti negli studi romani di Cinecittà e devo dire che fanno una certa impressione: la macchina da presa avanza insieme a Lei, munita di torcia, per i corridoi dei piani alti di Snakes Hall, tra cianfrusaglie accatastate, muffa, topi infilzati con il filo di ferro e bare con cadaveri in decomposizione abbandonate nelle camere da letto. Saltiamo dalla sedia ad ogni fremito di Lei, ogni qual volta una porta cigola o una finestra sbatte, ogni qual volta quella maledetta vocina querula rimbomba nel silenzio delle stanze fredde e vuote. 


A Lei è impedito salire ai piani alti del "palazzo dei serpenti", può soltanto bonificare il piano inferiore e adibirlo a mangiatoia per poveri avventori. La curiosità è femmina, però, e Lei prende l'ascensore degli anni '20 dagli arabeschi dorati e sale, sale fin dove riesce ad arrivare, per scoprire una volta per tutte il mistero. Chi si nasconde in cima allo Snakes Hall? Chi si aggira per i condotti di aerazione strisciando come un serpente? A chi appartiene quella voce stridula che sembra provenire dritta dritta dalle fiamme dell'inferno?


Avati ci trascina nel tunnel degli orrori del "palazzo dei serpenti", alla mercé di una vecchina completamente uscita di senno, di morti ammazzati e di viventi dalla doppia faccia che tanto sanno ma che nulla dicono, perché quello che conta veramente, in un paesino tranquillo come Davenport, è salvare le apparenze e andare avanti, a dispetto del sangue versato. Davenport è l'orrore, i suoi abitanti sono diavoli incarnati e ai piani alti di Snakes Hall si nasconde l'inferno.


Nella mia testa solo un'immagine: la scena finale di E tu vivrai nel terrore... L'aldilà (1981) con i due protagonisti che dal seminterrato del Sette Porte penetrano nel quadro del pittore maledetto Zweick per poi vagare terrorizzati in un livido inferno. Altra chicca: la scena in cui Paula Hardyn giunge per la prima volta a Snakes Hall avvolta in una calda pelliccia e circondata dalla nebbia non ricorda forse una delle scene madri del film sopra citato ovvero l'apparizione di Emily e del suo cane sul ponte? Oggi come ieri, lo Iowa come la Louisiana, Davenport come New Orleans e Snakes Hall come il Sette Porte: l'omaggio al genio Lucio Fulci è completo. 
    

             

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