venerdì 16 gennaio 2015

LA MADRE (MAMA): UNA COMMOVENTE FIABA HORROR SULL'AMORE MATERNO



Once upon a time...
Richmond, Virginia. Davanti una villetta è parcheggiata un'automobile con lo sportello anteriore spalancato e la radio accesa: apprendiamo dallo speaker che poche ore prima un uomo, Jeffrey Desange (Nikolaj Coster-Waldau), ha ammazzato a colpi di pistola due soci in affari ed è sparito nel nulla. In realtà, il pluriomicida si è recato a casa della moglie, da cui era separato, per ucciderla e rapire le due figliolette, Victoria (Megan Charpentier) e Lilly (Isabelle Nélisse).


Jeffrey, disperato per il gesto appena compiuto e senza una meta ben precisa, scappa via con le bambine a bordo della sua auto, finché il mezzo finisce dritto in un burrone, a causa dell'alta velocità e della coltre di ghiaccio che ricopre la carreggiata. Costretti a vagare tra i sentieri innevati di una fitta boscaglia, nota come Clifton Forge, Jeffrey e le bambine scorgono in lontananza una vecchia baita disabitata. Un cerbiatto di pietra è appollaiato davanti all'ingresso, il pavimento è ricoperto da sterpaglie e foglie secche e una misteriosa creatura che "non tocca terra", come riferirà più tardi Victoria al padre, aleggia nei paraggi dell'abitazione. 



Jeffrey, in preda alla disperazione, non dà peso alle parole della figlia, trova però la forza di fare a pezzi una sedia per accendere il fuoco. Mentre le bambine si riscaldano davanti al caminetto, Jeffrey tenta di uccidersi sparandosi alla testa, ma non riesce a premere il grilletto. Si avvicina così a Victoria per spararle, ma la misteriosa creatura spunta alle spalle dell'uomo e lo ammazza spezzandogli il collo. Victoria e Lilly sono sempre davanti al caminetto, strette l'una all'altra, quando d'un tratto una ciliegia rotola sul tappeto. Victoria l'afferra, la mostra sorpresa alla sorellina e comincia a mangiarla. La creatura misteriosa, che ha appena salvato le bambine da una morte certa, comincia così anche a provvedere al loro nutrimento.



Le bambine selvagge 
Cinque anni più tardi, bosco di Clifton Forge. Il cane di due cacciatori, assoldati da Lucas Desange (Nikolaj Coster-Waldau), fratello gemello di Jeffrey, fiuta le tracce di Victoria e Lilly nei pressi della baita abbandonata: dopo essere entrati, i due uomini notano inquietanti disegni infantili sulle pareti, un cumulo di noccioli di ciliegia sul pavimento della cucina e una funesta bambolina, fatta con sterpaglie e ramoscelli secchi, all'interno del caminetto. Nella penombra della casa s'intravedono le sagome di due creature che camminano a quattro zampe e ringhiano come bestie inferocite. 



I due cacciatori fanno presto a constatare, con grandissimo stupore, che si tratta proprio delle due bimbe scomparse, Victoria e Lilly Desange. Divenute simili ad animali selvatici, a causa dell'isolamento e della dura vita nel bosco, le bambine vengono immediatamente ricoverate in ospedale ed affidate alle cure del dottor Gerard Dreyfuss (Daniel Kash). Il neuropsichiatra infantile spiega allo zio Lucas e alla fidanzata Annabelle (Jessica Chastain), futuri tutori delle bambine, che mentre Victoria ha conservato un minimo di proprietà di linguaggio perché già grandicella quando accadde la disgrazia, la piccola Lilly non è assolutamente in grado di esprimersi.




Dopo ottanta giorni di riabilitazione, finalmente Lucas e Annabelle possono prendere in custodia le bambine e portarle a casa. La serenità della vita familiare è però sconvolta da misteriosi accadimenti che turbano soprattutto la giovane coppia: Annabelle scorge un'ombra dietro una porta semichiusa e nota più volte una presenza inquietante intorno alle bambine. Lucas, invece, è spinto giù dalla scale da due braccia ectoplasmatiche fuoriuscite dalla parete e finisce in coma. A prendersi cura di Victoria e Lilly, durante l'assenza di Lucas, è proprio Annabelle che finisce progressivamente per scatenare l'ira del fantasma a causa del rapporto che instaura poco alla volta con le bambine.   
       

Un fantasma di nome Edith Brennan
Annabelle è nel suo letto e sta facendo un brutto sogno: una donna, che indossa un camice bianco e impugna uno spillone, si introduce in un orfanotrofio, uccide una suora infilzandole il cuore con lo spillone, le strappa il neonato che ha tra le mani e fugge via. La polizia è alle calcagna della donna, la insegue attraverso il bosco fino alla cima di un burrone: la donna si getta nel vuoto e finisce nelle acque torbide del lago, mentre il neonato rimane impigliato con la copertina che lo avvolge ad un ramoscello. Annabelle si sveglia tutta sudata: forse la misteriosa creatura che "veglia" sulle bambine e infesta la loro casa potrebbe essere proprio la donna del suo incubo.



Nel frattempo, durante le frequenti sedute di ipnosi a cui è sottoposta la piccola Victoria, il dottor Dreyfuss fa un'interessante scoperta: mentre si trovavano nel bosco di Clifton Forge le bambine furono accudite da "Madre", una donna evasa da un manicomio per cercare il suo bambino. Dopo alcune ricerche negli archivi della zona, il neuropsichiatra scopre la vera identità di "Madre": si tratta di una certa Edith Brennan, una donna che nel 1887 fu coinvolta in grave fatto di cronaca. Scappata dall'istituto di igiene mentale in cui era ricoverata, la donna rapì il figlioletto ancora in fasce e si suicidò gettandosi da una rupe.



Amabili resti
Negli archivi polverosi di Clifton Forge, il dottor Dreyfuss trova anche, insieme alla cartella della paziente Edith Brennan, una scatola di cartone dal contenuto misterioso. "Il torto", come lo definisce un'anziana impiegata che aiuta il dottore nelle sue ricerche. Tutto l'incartamento è portato via dal neuropsichiatra e custodito gelosamente nel suo studio. Ben presto, però, anche il medico comincia a sentire strani lamenti e scorge un buco nero in una delle pareti del suo ufficio, dal quale fuoriescono farfalle multicolore. Deciso a portare avanti le sue ricerche, il dottor Dreyfuss si reca alla baita abbandonata: "So quello che vuoi!" - esordisce lo psichiatra dopo aver varcato la porta d'ingresso. 



Due braccia ectoplasmatiche fuoriescono da una parete e in un attimo il neuropsichiatra finisce con il collo spezzato, proprio come Jeffrey Desange. Intanto, dall'aldilà giunge una richiesta di aiuto: Lucas, in coma all'ospedale di Richmond, si ritrova catapultato in sogno davanti il valico di Clifton Forge, dove compare all'improvviso il fratello Jeffrey che lo supplica di salvare le sue bambine e di recarsi alla baita abbandonata. Dopo essersi svegliato, Lucas chiede ad Annabelle di continuare ad occuparsi delle nipotine mentre è in convalescenza: la giovane donna riesce finalmente a stabilire un rapporto con Victoria, mentre la piccola Lilly continua ad essere ritrosa e sfuggente, indissolubilmente legata a "Madre".



Ritorno a Clifton Forge 
Le apparizioni del fantasma si fanno sempre più frequenti e violente, tanto da spingere Annabelle a contattare il dottor Dreyfuss. Non riuscendo a rintracciarlo, Annabelle si reca nel suo studio dove sottrae l'incartamento di Edith Brennan e la misteriosa scatola di cartone. Quella notte, a casa Desange, la situazione precipita: Victoria e Lilly sono rapite da "Madre", che nel frattempo si è impossessata del corpo di una zia materna delle piccole, e portate nei pressi della baita abbandonata. Annabelle afferra la scatola e si dirige con la sua automobile a Clifton Forge, dopo aver lasciato un messaggio a Lucas. Quest'ultimo, scappato dall'ospedale, corre alla baita abbandonata, come suggeritogli in sogno dal fratello. 



Sulla cima della rupe di Clifton Forge avviene la resa dei conti: Annabelle consegna a "Madre" il contenuto della scatola, il cadavere scheletrito di un neonato avvolto in una copertina. Purtroppo lo stratagemma di Annabelle funziona solo per pochi minuti: "Madre" sente Lilly chiamare il suo nome, lascia andare il fagottino e, dopo aver neutralizzato i due giovani, cerca di trascinare le bambine con lei sul fondo melmoso del lago. Victoria non ci sta e si aggrappa disperatamente ad Annabelle. "Madre" abbandona Victoria sulla rupe e porta con sé la piccola Lilly, stringendola in un abbraccio mortale. Lilly è felice, accarezza teneramente il volto della sua mamma, prima di finire nelle acque torbide del lago.


               
Commento
La madre, diretto nel 2013 da Andres Muschietti e prodotto da Guillermo Del Toro, nasce dal cortometraggio Mamà, scritto e diretto dallo stesso Muschietti nel 2008. Il corto, girato in piano sequenza, mostra le due sorelline Victoria e Lilly sfuggire, nel cuore della notte, alle insidie dello spettro "Mamà": due minuti e mezzo di brividi a fior di pelle! Quando il video è terminato, il mio cuore continuava a battere velocemente! In quella manciata di secondi, anch'io ero insieme alle sorelline, in quella casa, su quelle scale, anch'io probabilmente, vinta dalla curiosità, non avrei potuto fare a meno di posare lo sguardo su "Mamà" per poi scappare a gambe levate, proprio come fa la piccola Lilly. E come sempre accade negli incubi peggiori, mi sarei svegliata nel momento clou, quello dell'assalto finale da parte dello spettro.



Ecco, La madre è una sorta di incubo ad occhi aperti, costruito come una fiaba moderna: ci sono le bambine selvagge cresciute nella foresta, c'è il lupo cattivo che vive nel bosco (in questo caso fantasma di Edith Brennan), c'è il cacciatore (in realtà ce ne sono ben due) che va nel bosco, trova la baita e salva le bambine, c'è un guaritore (il neuropsichiatra infantile Gerard Dreyfuss) che fa di tutto per aiutare le piccole pazienti, c'è perfino la strega malvagia che si vuole impossessare delle bimbe (la zia materna che le vuole in affidamento) e ci sono una mamma ed un papà (Lucas ed Annabelle, una coppia moderna che convive) che lottano per il bene delle loro figlie (adottive). Anche La madre riesce perfettamente nell'intento di terrorizzare lo spettatore, in maniera particolare quando "Madre" appare, preannunciata quasi sempre da lamenti strazianti che culminano nella visione orrorifica del suo corpo: pelle avvizzita, capelli bianchissimi e braccia lunghissime che si contorcono e si annodano su se stesse (sulla falsariga dei fantasmi partoriti dalla cinematografia horror d'oriente).



Sono letteralmente saltata dalla sedia quando "Madre" appare alle spalle di Annabelle nell'ingresso della sua abitazione (Annabelle è in piedi al centro della stanza, dietro di lei vediamo un'ombra strisciare al di là di una porta spalancata, poi all'improvviso il volto cadaverico del fantasma fa capolino dietro Annabelle che rimane impassibile). Ma non è solo terrore allo stato puro quello che proviamo guardando il film. Un'altra emozione, ancora più forte, s'insinua progressivamente tra un'inquadratura e l'altra: ci commuoviamo quando apprendiamo per la prima volta la storia tragica e sfortunata di Edith Brennan, trasposta nel flashback di Annabelle (quest'ultima rivive in prima persona, come se si trovasse al posto di Edith, la fuga dal manicomio, l'omicidio della suora, il rapimento del neonato e il suicidio dalla rupe), episodio narrato in maniera originale con un tipo di fotografia che ricorda molto quella dei cartoni animati, sicuramente un omaggio all'impianto fiabesco della vicenda. 



Ancora ci commuoviamo quando "Madre" riabbraccia il suo bambino, pur trattandosi di pochi resti avvolti in un sudario. Dopo secoli di sofferenza, condannata a vagare in un bosco alla ricerca del figlioletto, Edith sembra in quel momento trovare la pace, in realtà ciò accade soltanto alla fine quando stringe a sé la piccola Lilly. Ci commuoviamo anche quando Victoria è costretta a dire addio alla sorellina perché, a differenza di quest'ultima, non riesce a vedere nel fantasma la sua vera madre. Infine, straziante è l'ultima immagine: Lilly, pur consapevole della fine imminente, accarezza il volto della persona che ha scelto di seguire, una persona che l'ha allevata con amore, nonostante tutto. E, in quel momento esatto, il viso mostruoso di "Madre" si trasforma nel volto liscio e dolce di Edith. Quello della sua mamma.      



















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